lunedì 7 ottobre 2013

Chi è lo psicologo e cosa fa? Sfatiamo alcuni miti (2)

DOMANDA 2: "Uhm... ora ho capito che lo psicologo lavora in tanti settori e che mira al benessere delle persone. Ma come mai allora tante persone pensano che se vai dallo psicologo è perché sei pazzo?".

Le persone spesso ragionano non per esperienza diretta, ma per sentito dire. Se ci pensi bene, infatti, tutti coloro che sostengono quella tesi solitamente non sono mai andati dallo psicologo, ma parlano perché "così si dice, così si pensa" e non si preoccupano di approfondire su quali basi il sapere popolare fa tali affermazioni. Non sanno, per esempio, che quando si parla di follia o pazzia, ci si riferisce di solito a un disadattamento che la persona manifesta in uno o più contesti di vita che si manifesta con comportamenti e stati mentali giudicati anormali e inappropriati. Quando parliamo di anormalità dobbiamo inoltre tenere presente che ci riferiamo a una norma che è culturale, storica e stabilita secondo delle convenzioni condivise da chi appartiene a quella particolare cultura. Vi sono ad esempio culture in cui la follia viene addirittura esaltata e chi è folle viene considerato un profeta di Dio. Le convenzioni che stabiliscono cosa è normale e cosa non lo è e ciò che viene socialmente accettato o meno anche in una stessa cultura variano da un periodo storico all'altro, per cui nel tempo anche la definizione di follia cambia. Quelli che bollano come "matto" chi va dallo psicologo solitamente non si preoccupano di comprendere quali ragioni muovono la persona nel suo agire, ma semplicemente prendono nota di ogni stranezza per confermare l'ipotesi che egli è pazzo. Anche se la stessa persona appare adeguata in alcuni ambiti della sua vita, loro non ci fanno caso. Scriveva Jung, il noto psicoanalista: "Essere 'pazzi' è un concetto sociale: usiamo restrizioni e definizioni sociali per distinguere i disturbi mentali.. Ma queste sono semplicemente considerazioni sociali.. Non è un aumento oggettivo della follia a riempire i nostri manicomi, ma il fatto che non riusciamo più a sopportare gli 'anormali'; così, in apparenza, oggi vi sono molti più pazzi che un tempo". E' come se l'etichettare qualcuno come pazzo facesse stare gli altri tranquilli con la loro consapevolezza: "Io, al contrario di lui, sono normale!". Questa loro convinzione contribuisce a dar loro sicurezza, in una società in cui di certezze ormai ne sono rimaste davvero poche.

DOMANDA 3: "D'accordo, capisco il loro desiderio di trovare sicurezza, ma ciò non toglie che andare dallo psicologo è come dimostrare ai loro occhi che hanno ragione a pensare che chi ci va è pazzo. Se anche penso che lo psicologo può contribuire a farmi ritrovare un benessere che da solo non trovo, credo che avrei comunque paura di andare dallo psicologo, perché appunto non vorrei che per questo motivo gli altri pensassero che sono pazzo. Che fare allora?"

Sta a te scegliere: cosa ha più valore per te? Ritrovare il benessere (che da solo non trovi) proprio grazie all'aiuto di un esperto che è formato per questo oppure per te è più importannte quello che penseranno le altre persone? Mettiamo che ci vai e poi ritrovi il tuo benessere: a questo punto puoi anche raccontarlo a quelle persone e sfatare le loro credenze. Così avrebbero anche qualche informazione in più su come lavora davvero uno psicologo.

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