DOMANDA 2: "Uhm... ora ho
capito che lo psicologo lavora in tanti settori e che mira al
benessere delle persone. Ma come mai allora tante persone
pensano che se vai dallo psicologo è perché sei pazzo?".
Le persone spesso ragionano non per
esperienza diretta, ma per sentito dire. Se ci pensi bene,
infatti, tutti coloro che sostengono quella tesi solitamente non sono
mai andati dallo psicologo, ma parlano perché "così si dice,
così si pensa" e non si preoccupano di approfondire su quali
basi il sapere popolare fa tali affermazioni. Non sanno, per esempio,
che quando si parla di follia o pazzia, ci si riferisce di solito a
un disadattamento che la persona manifesta in uno o più
contesti di vita che si manifesta con comportamenti e stati mentali
giudicati anormali e inappropriati. Quando parliamo di anormalità
dobbiamo inoltre tenere presente che ci riferiamo a una norma che
è culturale, storica e stabilita secondo delle convenzioni condivise
da chi appartiene a quella particolare cultura. Vi sono ad esempio
culture in cui la follia viene addirittura esaltata e chi è folle
viene considerato un profeta di Dio. Le convenzioni che stabiliscono
cosa è normale e cosa non lo è e ciò che viene socialmente
accettato o meno anche in una stessa cultura variano da un periodo
storico all'altro, per cui nel tempo anche la definizione di follia
cambia. Quelli che bollano come "matto" chi va dallo
psicologo solitamente non si preoccupano di comprendere quali ragioni
muovono la persona nel suo agire, ma semplicemente prendono nota di
ogni stranezza per confermare l'ipotesi che egli è pazzo. Anche se
la stessa persona appare adeguata in alcuni ambiti della sua vita,
loro non ci fanno caso. Scriveva Jung, il noto psicoanalista: "Essere
'pazzi' è un concetto sociale: usiamo restrizioni e definizioni
sociali per distinguere i disturbi mentali.. Ma queste sono
semplicemente considerazioni sociali.. Non è un aumento oggettivo
della follia a riempire i nostri manicomi, ma il fatto che non
riusciamo più a sopportare gli 'anormali'; così, in apparenza, oggi
vi sono molti più pazzi che un tempo". E' come se
l'etichettare qualcuno come pazzo facesse stare gli altri tranquilli
con la loro consapevolezza: "Io, al contrario di lui, sono
normale!". Questa loro convinzione contribuisce a dar loro
sicurezza, in una società in cui di certezze ormai ne sono
rimaste davvero poche.
DOMANDA 3: "D'accordo, capisco
il loro desiderio di trovare sicurezza, ma ciò non toglie che andare
dallo psicologo è come dimostrare ai loro occhi che hanno ragione a
pensare che chi ci va è pazzo. Se anche penso che lo psicologo può
contribuire a farmi ritrovare un benessere che da solo non trovo,
credo che avrei comunque paura di andare dallo psicologo, perché
appunto non vorrei che per questo motivo gli altri pensassero che
sono pazzo. Che fare allora?"
Sta a te scegliere: cosa ha più
valore per te? Ritrovare il benessere (che da solo non trovi)
proprio grazie all'aiuto di un esperto che è formato per questo
oppure per te è più importannte quello che penseranno le altre
persone? Mettiamo che ci vai e poi ritrovi il tuo benessere: a questo
punto puoi anche raccontarlo a quelle persone e sfatare le loro
credenze. Così avrebbero anche qualche informazione in più
su come lavora davvero uno psicologo.
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