mercoledì 30 ottobre 2013

Psicologi, psichiatri, psicoterapeuti... che confusione!

Molti sono i professionisti che si occupano della psiche, con tutti i disagi che ad essa possono essere correlati, con l'obiettivo di dare o restituire sollievo o benessere al cliente. Vediamo nel dettaglio queste figure professionali, cosa le definisce e le differenzia dalle altre figure.

Psicologo: come accennato in precedenza, psicologo è un laureato in psicologia (laurea quinquennale o 3+2, per un totale di circa 6900 ore di lezioni in aula e studio individuale e 550 ore di tirocinio prima della laurea), che ha superato l'esame di Stato (avendo svolto altre 1000 ore di tirocinio dopo la laurea) e pertanto è iscritto all'albo, cosa che gli consente formalmente di esercitare la professione. Offre servizi di consulenza, sostegno, formazione, riabilitazione, prevenzione, valutazione e diagnosi alla persona singola, alle coppie, oppure a istituzioni e organizzazioni. Può lavorare come libero professionista oppure in vari tipi di strutture pubbliche e private (ospedali, aziende, scuole, tribunali, carceri). Nella sua professione non può prescrivere farmaci; al contrario nel suo lavoro utilizza tutte le competenze teorico-pratiche acquisite durante il suo percorso formativo. Il suo strumenti privilegiati di lavoro sono per lui le parole e, in esse, se stesso.

Psichiatra: è un medico e come tale ha ottenuto la laurea dopo 6 anni di studio alla facoltà di Medicina e Chirurgia (9000 ore tra lezioni, studio individuale e tirocinio). Ad essa ha fatto seguire, dopo l'esame di Stato che lo abilita alla professione di medico, un ulteriore corso di specialità di 4 anni in Psichiatria. In questo percorso approfondisce il funzionamento biologico, chimico e fisico del cervello sia in assenza che in presenza di patologie. Sa fare diagnosi e sa come utilizzare i farmaci, per questo è l'unico che può prescriverli tra tutte le categorie dei professionisti della psiche. Possiede infine le conoscenze basilari della psicoterapia.

Psicoterapeuta: dopo la laurea in Psicologia oppure la laurea in Medicina, il laureato abilitato all'esercizio della professione può iscriversi a una scuola di Specializzazione in psicoterapia della durata di 4 anni. Lavora in ambito clinico pubblico o privato, occupandosi di disagi o disturbi individuali o interpersonali (disturbi sintomatici come ansie, fobie, fobie, compulsioni, disforie/ depressioni, disturbi alimentari, dipendenze, psicosi reattive, stati persecutori, stati dissociativi e forme egodistoniche; disturbi della relazione sessuale/affettiva e del sistema d’identità; problemi esistenziali connessi con la rappresentazione di sé, i generi narrativi autobiografici e con le situazioni di ruolo e del ciclo di vita; condotte autolesioniste, comportamenti devianti, tossicofilie e problemi di adattamento sociale, interpersonale e relative implicazioni somatiche) e di promuovere stati di euritmia soggettiva e olistica.
Lo psicoterapeuta può essere considerato un facilitatore di cambiamento e nel lavoro con i clienti si impegna a comprendere le loro esigenze e i processi di pensiero poco funzionali, e lavora insieme ai suoi interlocutori per offrire delle alternative più percorribili che restituiscano serenità ed equilibrio a ciascuno. Esistono vari approcci per fare psicoterapia: vi sono scuole orientate ad un'analisi del profondo e delle cause che ci spingono a comportarci e ad affrontare la vita in un certo modo (psicoanalisi, psicoterapie psicodinamiche), altre che si basano principalmente sulle relazioni, ad esempio quelle famigliari (terapie sistemiche), altre che ristrutturano i pensieri e/o i comportamenti (psicoterapie cognitive oppure cognitivo-comportamentali), altre ancora che tengono in considerazione i vari contesti nella quale una persona è inserita e il suo modo di dare senso agli eventi (psicoterapie costruttiviste) e quelle che fanno leva su una comunicazione convincente fornendo soluzioni per i problemi del qui ed ora (terapie strategiche). Vi sono anche psicoterapie integrate.
Lo psicoterapeuta se è un medico mantiene tutte le conoscenze pregresse acquisite nel corso di laurea in Medicina e come tale può prescrivere farmaci, altrimenti, se è psicologo, mantiene tutte le conoscenze pregresse acquisite nel corso di laurea di Psicologia, ma in questo caso non può prescrivere farmaci. La specializzazione in psicoterapia in termini di tempo prevede, nel corso dei 4 anni, 2000 ore di formazione, generalmente così suddivise: lavori di gruppo con presentazione di casi clinici e la simulazione di situazioni cliniche (320 ore);
  • la supervisione clinica dei casi seguiti dagli Specializzandi (236 ore);
  • la gestione pluriprofessionale delle situazioni cliniche (396 ore);
  • la partecipazione ad attività seminariali intensive alle tecniche psicoterapeutiche e di dinamica di gruppo (256 ore);
  • l’attività di “studio e ricerca” individuale, orientata alla documentazione scientifica, mediante pubblicazioni, relazioni, comunicazioni a convegni, seminari (192 ore);
  • l’attività di “tirocinio in attività pratica di psicoterapia” (almeno 600 ore), presso strutture convenzionate con le Scuole.
Alcune scuole prevedono infine un percorso di psicoterapia personale obbligatoria per ciascun allievo che può essere di varia durata.

Counselor: ha seguito un corso di studi almeno triennale, ed in possesso pertanto di un diploma rilasciato da specifiche scuole di formazione di differenti orientamenti teorici, è in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali di origine psichica che non comportino tuttavia una ristrutturazione profonda. L'intervento di counseling può essere definito come la possibilità di offrire un orientamento o un sostegno a singoli individui o a gruppi, favorendo lo sviluppo e l'utilizzazione delle potenzialità del cliente. Solitamente quello del counselor è un percorso scelto da chi non desidera affrontare il percorso quinquennale per diventare psicologo. Può iscriversi al registro italiano dei counselor solo chi ha effettuato una formazione minima articolata su tre anni di: 300 ore di formazione in aula, con relativa continuità didattica, 70 ore di supervisione didattica,50 ore di percorso personale individuale (oppure 25 ore individuali e 50 di gruppo, oppure 100 ore di gruppo), conosce il codice di etica e deontologia professionale, 150 ore di Tirocinio (praticantato, pratica professionale).

Coach: è colui che aiuta gli individui o un team a definire e raggiungere obiettivi supportando costantemente la loro attività. Il coaching, cioè l'attività del coach, è un processo di formazione che vuole offrire al cliente strumenti che gli permettano di elaborare ed identificare i propri obiettivi e rafforzare la propria efficacia e la propria prestazione. Presupposto di partenza è che ogni persona abbia delle potenzialità latenti, l'obiettivo del coach è quello di scoprirle ed insegnare al cliente come utilizzarle. Il coaching non può essere utilizzato come terapia sostitutiva in caso di patologie psichiche particolari. L'attività di coaching può essere di vari tipi: emozionale, olistica, sportiva, di team, aziendale solo per citarne alcuni esempi. Generalmente i coach sono esperti di comunicazione e marketing. Attualmente, in Italia, il titolo di "coach" non ha valore legale e non vi sono albi professionali a cui iscriversi. Per diventare coach è sufficiente anche solo frequentare brevi master con lezioni per 10 giornate, per un totale di 80 ore di formazione.

Ai più attenti non sarà sfuggito che alcune delle competenze specifiche di ciascuna figura professionale che ho descritto sono trasversali e presenti in tutte le categorie, come ad esempio la padronanza della comunicazione e della gestione del rapporto professionista-cliente. La figura dello psicoterapeuta, grazie anche alle molte ore di formazione ed esperienza avute, spesso svolge anche molto bene il lavoro del coach e del counselor ad esempio, così come quello dello psicologo (se è psicologo) oppure medico (se è medico). La figura dello psicologo si sovrappone in parte al counselor, ma vi aggiunge delle competenze ulteriori. Si tratta allora di scegliere il professionista più adatto alle proprie specifiche esigenze.


Un invito che vorrei rivolgere a tutti i lettori, quando si rivolgono ad un professionista, è di accertarsi sempre che sia tale e che non sia un ciarlatano. Gli albi (degli psicologi, dei medici, degli psicoterapeuti) consultabili anche online, dove si può cercare il nome di ciascun professionista, e i certificati dei corsi di laurea o diplomi di master seguiti servono appunto a certificare le competenze maturate. Diffidate da chi si mostra evasivo o reticente a mostrare i propri (presunti) titoli.

mercoledì 16 ottobre 2013

Chi è lo psicologo e cosa fa? Sfatiamo alcuni miti (4)

DOMANDA 5: “Da tutto quello che dici sembra che ci siano solo vantaggi se si decide di andare dallo psicologo. Ma io conosco persone che ci sono andate e non si sono trovate bene, perché ad esempio non credevano che si può stare meglio solo parlando con uno psicologo, oppure perché hanno detto che si sono sentite giudicate da lui. Come la mettiamo?!”.

Se chi ci è andato, ha detto di essersi sentito giudicato dallo psicologo, probabilmente si è imbattuto in un professionista non abbastanza esperto da distinguere I propri personali giudizi da ciò che era meglio dire alla luce del modo di pensare e di sentire del suo cliente ed ha sovrapposto I due diversi piani, ritenendo che ciò che andava bene secondo il suo giudizio era anche il meglio che poteva fare per il suo cliente.
Per quanto riguarda le persone che vanno dallo psicologo e non credono che si può stare meglio parlando con uno psicologo, devi sapere che le nostre credenze spesso diventano profezie che si auto-avverano (Merton, 1971; Watzlawick et alii, 1971): quando pensiamo che una cosa andrà sicuramente male o non funzionerà, probabilmente sarà così, per il solo motivo che noi abbiamo fatto questa previsione, in conseguenza della quale noi metteremo in atto dei comportamenti o uno stile di pensiero che la faranno andare male o ci faranno vedere solo prove del fatto che sia andata male, tralasciando invece gli aspetti positivi di quell'esperienza. In altre parole, se vai dallo psicologo pensando in partenza che non ti servirà a niente, troverai nel corso della seduta tanti motivi per concludere che sia poco convincente e le tue aspettative negative influenzeranno il tuo giudizio sulla seduta, a meno che non trovi uno psicologo che ti faccia ridimensionare le tue aspettative nel corso della seduta.
C'è un'altra cosa: se credi nel potere della medicina, ma non in quello della psicologia, è possibile che tu preferisca rivolgerti ad uno psichiatra che ti prescrive dei farmaci per farti stare meglio, piuttosto che andare dallo psicologo, il cui strumento di lavoro è la parola. Potrei stare qui a citarti un paio di esempi di come anche una parola può cambiare la tua vita (pensa ad esempio a quando la tua ragazza risponde di sì alla tua proposta di matrimonio oppure a quando il tuo capo, che credevi ti stimasse, ti dice che non vali niente: sono solo parole, eppure hanno il potere di darti una felicità immensa oppure di farti sprofondare in una grande tristezza), ma sono sicura che le tue credenze su ciò che è meglio per te prevarranno. Si tratta di capire allora che tipo di professionista si adatta di più alle tue esigenze.


DOMANDA 6: “A proposito di professionisti, come faccio a capire esattamente a chi rivolgermi? Ho un gran caos in testa: sento parlare di psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, counselor, coach... ma che differenze ci sono tra tutti loro?”.
 
Questa è un'ottima domanda! Mi ci vorrà un po' per parlartene, oggi mi sembra che abbiamo già parlato molto, quindi per questa risposta ti rimando al prossimo post!

Va bene, intanto grazie per I chiarimenti che mi hai dato finora, penso che ci rifletterò un po' sulle cose che mi hai detto”.
D'accordo, se hai altre domande scrivimi pure o lascia un commento.

Chi è lo psicologo e cosa fa? Sfatiamo alcuni miti (3)

DOMANDA 4:"Uhm... la tua domanda su cosa conta di più per me mi ha fatto riflettere. Però sai, secondo me è anche possibile risolvere da soli i propri problemi o anche con i consigli degli amici. Così si risparmierebbero anche i soldi dello psicologo! Perché sai, con la crisi che c'è adesso, non fa male risparmiare un po'... E poi alla fine lo psicologo è più o meno come un amico che ti dà consigli, no? Quindi se sono fortunato e ho degli amici, preferisco rivolgermi a loro".

Se riesci a risolvere da solo i tuoi problemi oppure con l'aiuto dei tuoi amici, buon per te! Certo, è possibile che ascoltando esperienze e pareri diversi tu possa avere un punto di vista nuovo da cui prendere spunto e in questo modo trovare una soluzione che da solo non trovavi. Può anche darsi che le situazioni e le cose che imparerai dalla vita ti faranno capire come risolvere da solo i tuoi problemi. Non è sempre detto però che ciò avvenga senza il supporto di un esperto. Andare dallo psicologo non è proprio come parlare con un amico: se da un lato l'amico inizialmente ti conosce meglio di quanto ti conosca uno psicologo mai visto prima, dall'altro lato bisogna tener presente che l'amico spesso parla facendo riferimento alle sue esperienze e alle sue categorie di giudizio, che, anche se vanno bene per lui, non è detto che vadano altrettanto bene per te. Lui naturalmente ti parla e ti dà consigli in buona fede e cercando davvero di aiutarti, ma spesso non pensa appunto che il tuo modo di sentire e i tuoi valori ad esempio, sono molto diversi da suoi. Non dimenticare poi che di fronte a una scelta che hai compiuto e che ti sta generando dei problemi, un amico potrebbe anche giudicarti negativamente, invece che aiutarti, se ritiene deprecabile la scelta da te fatta in precedenza e questo perché egli ragiona secondo I propri valori, che sono diversi dai tuoi. Qualche esempio concreto: una ragazza che decide volontariamente di interrompere una gravidanza, un uomo che abbandona moglie e figli per vivere solo con la propria amante... Sono scelte difficili quando vengono compiute e ancor più difficili da sostenere nelle loro conseguenze, ma a volte i presunti amici non colgono questa difficoltà, ma piuttosto sono pronti a puntare il dito contro e a dirti “Te lo sei cercato, ora devi accettare le conseguenze”. Se invece vai da uno psicologo competente, difficilmente ti imbatterai in dinamiche del genere; troverai al contrario una persona disposta ad ascoltarti, a comprendere le tue ragioni, che ti parlerà in modo non giudicante e riuscirà a trovare insieme a te la soluzione più adatta alla tua situazione e al tuo modo di pensare. Inoltre il fatto che lo psicologo non ti conosca e che sia una persona “esterna” gli permette di non giustificarti a tutti I costi, solo perché si sente troppo vicino a te o affettivamente coinvolto.
Per quanto riguarda l'aspetto economico, anche qui dipende da quanto sei disposto ad investire per il tuo benessere psicologico. E' interessante vedere come per una visita medica specialistica privata si è disposti a sborsare anche il triplo di quello che costa lo stesso servizio in ambito sanitario pubblico, ma non sempre lo si farebbe quando in gioco c'è il benessere psicologico. Si può concludere da questo esempio che le persone spendono I loro soldi più volentieri per la salute fisica piuttosto che per il benessere psicologico, probabilmente perché per loro il benessere psicologico non è altrettanto importante come la salute fisica. Strano, eppure ci sono evidenze scientifiche che mostrano come lo stare meglio a livello psicologico porti un significativo aumento anche nella salute fisica... Ma a volte questi aspetti vengono dai più tralasciati. Le statistiche mostrano che in Italia su quattro persone che ne avrebbero bisogno, solo una è andata dallo psicologo. Sicuramente la crisi economica ha un peso in tutto ciò. Però tieni presente anche che ci sono servizi psicologici pubblici gratuiti o a basso costo come I consultori famigliari. I prezzi sono più elevati se decidi di andare privatamente, ma in ogni caso ogni psicologo è tenuto a rispettare il piano tariffario fissato dall'Ordine, che stabilisce I prezzi minimi e massimi. Sono stati fissati dei prezzi minimi sia perché la professione di psicologo ha un valore, frutto di tanti anni di studio e di “allenamento” sul campo, che come tale deve essere riconosciuto, sia per far sì che non ci sia concorrenza sleale. Il prezzo massimo è stato fissato per evitare invece le speculazioni ai danni del cliente. In ogni caso, l'onorario da pagare è sempre proporzionale alle responsabilità che un professionista ha: come il medico che ha delle grandi responsabilità perché possiede il potere di agire per la salute fisica della persona, anche lo psicologo ha delle responsabilità nelle azioni che compie attraverso il proprio lavoro, perché è co-responsabile del modo di pensare di una persona e di conseguenza anche in parte degli atti che compierà questa persona alla luce del proprio modo di pensare. E' stato creato un codice deontologico per gli psicologi anche per tutelare I clienti, per evitare spiacevoli conseguenze legate all'abuso della professione. La maggior parte delle persone che decide di intraprendere un percorso psicologico è concorde nel ritenere di aver speso bene I propri soldi, alla luce dei risultati raggiunti.

lunedì 7 ottobre 2013

Chi è lo psicologo e cosa fa? Sfatiamo alcuni miti (2)

DOMANDA 2: "Uhm... ora ho capito che lo psicologo lavora in tanti settori e che mira al benessere delle persone. Ma come mai allora tante persone pensano che se vai dallo psicologo è perché sei pazzo?".

Le persone spesso ragionano non per esperienza diretta, ma per sentito dire. Se ci pensi bene, infatti, tutti coloro che sostengono quella tesi solitamente non sono mai andati dallo psicologo, ma parlano perché "così si dice, così si pensa" e non si preoccupano di approfondire su quali basi il sapere popolare fa tali affermazioni. Non sanno, per esempio, che quando si parla di follia o pazzia, ci si riferisce di solito a un disadattamento che la persona manifesta in uno o più contesti di vita che si manifesta con comportamenti e stati mentali giudicati anormali e inappropriati. Quando parliamo di anormalità dobbiamo inoltre tenere presente che ci riferiamo a una norma che è culturale, storica e stabilita secondo delle convenzioni condivise da chi appartiene a quella particolare cultura. Vi sono ad esempio culture in cui la follia viene addirittura esaltata e chi è folle viene considerato un profeta di Dio. Le convenzioni che stabiliscono cosa è normale e cosa non lo è e ciò che viene socialmente accettato o meno anche in una stessa cultura variano da un periodo storico all'altro, per cui nel tempo anche la definizione di follia cambia. Quelli che bollano come "matto" chi va dallo psicologo solitamente non si preoccupano di comprendere quali ragioni muovono la persona nel suo agire, ma semplicemente prendono nota di ogni stranezza per confermare l'ipotesi che egli è pazzo. Anche se la stessa persona appare adeguata in alcuni ambiti della sua vita, loro non ci fanno caso. Scriveva Jung, il noto psicoanalista: "Essere 'pazzi' è un concetto sociale: usiamo restrizioni e definizioni sociali per distinguere i disturbi mentali.. Ma queste sono semplicemente considerazioni sociali.. Non è un aumento oggettivo della follia a riempire i nostri manicomi, ma il fatto che non riusciamo più a sopportare gli 'anormali'; così, in apparenza, oggi vi sono molti più pazzi che un tempo". E' come se l'etichettare qualcuno come pazzo facesse stare gli altri tranquilli con la loro consapevolezza: "Io, al contrario di lui, sono normale!". Questa loro convinzione contribuisce a dar loro sicurezza, in una società in cui di certezze ormai ne sono rimaste davvero poche.

DOMANDA 3: "D'accordo, capisco il loro desiderio di trovare sicurezza, ma ciò non toglie che andare dallo psicologo è come dimostrare ai loro occhi che hanno ragione a pensare che chi ci va è pazzo. Se anche penso che lo psicologo può contribuire a farmi ritrovare un benessere che da solo non trovo, credo che avrei comunque paura di andare dallo psicologo, perché appunto non vorrei che per questo motivo gli altri pensassero che sono pazzo. Che fare allora?"

Sta a te scegliere: cosa ha più valore per te? Ritrovare il benessere (che da solo non trovi) proprio grazie all'aiuto di un esperto che è formato per questo oppure per te è più importannte quello che penseranno le altre persone? Mettiamo che ci vai e poi ritrovi il tuo benessere: a questo punto puoi anche raccontarlo a quelle persone e sfatare le loro credenze. Così avrebbero anche qualche informazione in più su come lavora davvero uno psicologo.

Chi è lo psicologo e cosa fa? Sfatiamo alcuni miti (1)

Lo psicologo è un professionista che lavora in diversi ambiti con l'obiettivo di promuovere il benessere dell'individuo, del gruppo e della comunità. Il percorso formativo che permette di lavorare come psicologi oggi è il seguente:
-avere conseguito una laurea quinquennale;
-avere svolto un anno di tirocinio dopo la laurea;
-essere iscritti all'Albo degli Psicologi. Soltanto l'iscrizione all'Albo dà il diritto di esercitare la professione di psicologo.

DOMANDA 1:"OK, ho capito che lo psicologo ha una lunga formazione alle spalle, ma in pratica che cosa fa? Io credevo che gli psicologi fossero tutti strizzacervelli che cercano di curare le malattie mentali delle persone. Invece prima hai parlato di diversi ambiti in cui lo psicologo lavora e hai detto che l'obiettivo è il benessere della persona. Puoi essere più chiara?"

I diversi ambiti in cui uno psicologo può operare sono quello clinico e della riabilitazione, quello scolastico, quello delle organizzazioni lavorative e aziendali, quello di comunità, quello forense e c'è anche la ricerca.
In ambito clinico e riabilitativo (dove per clinico non si intende la clinica di tipo medico, bensì psicologico) la sua attività si orienta principalmente alla valutazione, "alla diagnosi, alla consulenza e all'intervento sulla struttura e organizzazione psicologica individuale e di gruppo, nei suoi aspetti problematici, di sofferenza e di disadattamento, e nei suoi riflessi interpersonali, sociali e psicosomatici". Il fine degli interventi è quello di promuovere "le condizioni di benessere socio-psico-biologico e i relativi comportamenti anche preventivi, nelle diverse situazioni cliniche e ambientali" (Statuto, regolamento e ambiti di pertinenza disciplinare del collegio dei professori e dei ricercatori universitari di psicologia clinica delle Università italiane).
In ambito scolastico e dello sviluppo si pone l'obiettivo di offrire servizi per bambini e adolescenti all'interno della scuola, della famiglia e degli altri contesti rilevanti per la crescita e lo sviluppo.
Nelle organizzazioni lavorative lo psicologo è chiamato a selezionare e formare varie figure lavorative (dall'impiegato al manager), avendo presenti tutte le implicazioni lavorative e gruppali del contesto in cui opera. L'obiettivo è favorire il benessere all'interno delle diverse organizzazioni.
In comunità egli comprende i bisogni di coloro che abitano le comunità, favorendo il loro adattamento in quei contesti e contribuisce a trovare con ciascuno un progetto di vita.
In ambito forense lo psicologo è chiamato a rispondere in qualità di esperto ad un quesito peritale posto da un giudice (articolo 61 del codice di procedura civile), e per farlo è chiamato a valutare un aspetto problematico di una persona o un gruppo di persone che determinerà la decisione del giudice.
In ambito di ricerca lo psicologo può spaziare tra vari ambiti (ambito sociale, psicoterapeutico, psicofisiologico, evolutivo...) con l'obiettivo di accrescere il sapere psicologico e metterlo a disposizione dei colleghi. Nel farlo deve assicurarsi di informare i partecipanti sulla ricerca ottenendone il consenso e garantendo la tutela e l'anonimato dei dati (articolo 9 del codice deontologico degli psicologi).
Come vedi dagli esempi, il lavoro dello psicologo spazia molto e non è limitato a "diagnosticare o curare la pazzia o le malattie mentali", come alcuni invece pensano.
Quando si dice che "lo psicologo mira a promuovere il benessere" si intende il benessere a 360 gradi: lo stare bene con se stessi e con gli altri che ci circondano, il trovarsi bene a scuola o al lavoro, il ritrovare il proprio equilibrio dopo una situazione particolarmente stressante e destabilizzante sono solo alcuni esempi. Nel promuovere il benessere lo psicologo è attento a valorizzare e utilizzare le risorse esistenti, a rilevare e comprendere le esigenze della committenza (singolo, gruppo o istituzione) e gli eventuali aspetti disfunzionali nell'ottica di migliorare la qualità della vita.

venerdì 4 ottobre 2013

Benvenuti!

Un caloroso benvenuto a tutti coloro che per curiosità, per caso o per altri motivi sono approdati su questa pagina.
Da psicologa quale sono, ho deciso di scrivere questo blog per condividere le mie riflessioni e le mie esperienze su vari argomenti psicologici a me cari: benessere, relazioni (di coppia, genitori-figli e rapporto con gli altri più in generale), identità e immagine di sè, scuola, lavoro e altri temi di attualità.
Spero con i miei contributi di offrire chiavi di lettura utili sia a chi vuole approfondire questi temi, sia ad altri professionisti e colleghi, nell'ottica di farmi conoscere e di "fare rete".
Gli interventi, i confronti e le discussioni con i lettori sono bene accetti.

A presto!