Apro questo post raccontando una storia sentita qualche giorno fa, le cui protagoniste sono due amiche: Anna e Barbara. Sullo sfondo della storia ci sono altri tre personaggi: Carlo (ex ragazzo di Barbara, con cui Anna ha avuto una notte di sesso occasionale due anni dopo che Barbara si era lasciata con lui), Diana (attuale ragazza di Carlo) ed Ettore (attuale fidanzato di Barbara, da cui lei aspetta ora anche un figlio).
La storia si apre con Anna che convoca Barbara in tribunale. Anna vuole chiedere il risarcimento per essere stata diffamata da Barbara. La presunta diffamazione consiste nel fatto che, a detta di Anna, Barbara ha spifferato a Diana (incontrata casualmente in compagnia di Carlo) il fatto che Anna e Carlo hanno avuto una notte di passione e non solo: secondo Barbara, è possibile che Anna e Carlo si frequentassero e facessero sesso già a sua insaputa anche mentre Carlo stava ufficialmente con Barbara. Barbara racconta questo a Diana sia per metterla in guardia riguardo alla persona che sta frequentando, sia per vendetta personale per essere stata tradita e ferita sia dall'ex ragazzo che da una delle migliori amiche.
La storia si apre con Anna che convoca Barbara in tribunale. Anna vuole chiedere il risarcimento per essere stata diffamata da Barbara. La presunta diffamazione consiste nel fatto che, a detta di Anna, Barbara ha spifferato a Diana (incontrata casualmente in compagnia di Carlo) il fatto che Anna e Carlo hanno avuto una notte di passione e non solo: secondo Barbara, è possibile che Anna e Carlo si frequentassero e facessero sesso già a sua insaputa anche mentre Carlo stava ufficialmente con Barbara. Barbara racconta questo a Diana sia per metterla in guardia riguardo alla persona che sta frequentando, sia per vendetta personale per essere stata tradita e ferita sia dall'ex ragazzo che da una delle migliori amiche.
Come si è concluso il processo in tribunale? Sentite entrambe le parti, il giudice dispone sulla base dell'articolo 2059 del codice civile (relativo al danno non patrimoniale) che ad Anna non spetta alcun risarcimento, in quanto si tratta di una scaramuccia di poco conto tra le due, non così grave e lesiva della persona nè del suo onore tale da giustificare un risarcimento. Il giudice non esprime alcun parere su quanto avvenuto tra le due e l'ex, in quanto ciò non fa parte della richiesta e non è tema di sua pertinenza. La storia presenta però spunti interessanti per noi psicologi, pertanto mi soffermerò di seguito a riflettere sui risvolti psicologici della vicenda, concentrandomi in particolare su alcuni dettagli della storia, sulle implicazioni dell'essere considerato ex, sulle regole implicite e non dette dell'amicizia e sull'attrazione che può nascere tra l'ex ragazzo ed una delle proprie amiche, senza dimenticare alcuni spunti su cosa fare quando nasce l'attrazione per l'ex di un'amica. Vista la lunghezza e la complessità dell'argomento, lo suddividerò in tre articoli.
1. Alcuni dettagli della storia. Ciò che mi ha colpito di questa storia è in primo luogo che le due si dichiaravano amiche, ma da quando Anna è andata a letto con Carlo non perdono occasione per rinfacciarsi errori e favori che hanno fatto una per l'altra. Anna assume nelle conversazioni con Barbara sempre la parte difensiva di chi viene accusata e rinfaccia all'amica che quando si trattava di fare da paciere tra Barbara e Carlo che litigavano, Barbara la considerava un'amica, invece dal momento che era stato commesso quest'errore, era la fine dell'amicizia, nonostante i bei momenti passati insieme. Anna si difende dicendo: "Erano passati ben due anni da quando ti eri lasciata con lui e avevi/hai già un altro da cui aspetti anche un figlio..." con il sottinteso: "Se stai con un altro, com'è possibile che ti interessi ancora così tanto con chi va il tuo ex?". Ed aggiunge: "Non mi aspettavo che accadesse, una sera lui ci ha provato con me e siamo finiti a letto. Ero incredula". Anna ha l'aria di chi si è interrogata molto sul da farsi dopo l'accaduto. In cuor suo, a posteriori è plausibile che si sia resa conto che ciò che aveva commesso era un errore e un torto all'amica, per questo, oltre a non volere rivedere più Carlo, sei mesi dopo l'accaduto ha deciso di raccontare il fatto a Barbara, ma quest'ultima, invece di apprezzare la sincerità dell'amica, ha trascurato del tutto il fatto che quei sei mesi di tempo per parlarne erano serviti ad Anna per capire lei stessa quanto successo e decidere cosa fare d'ora in poi, ma al contrario Barbara ha pensato: "Perché non me l'hai detto subito quando era appena successo? Se non me l'hai detto subito, significa che il fatto è più grave di quello che mi vuoi far credere. Secondo me facevate sesso già quando Carlo stava con me, il tutto a mia insaputa... sono sempre stata cornuta senza saperlo". Da qui la vendetta e la decisione di spifferare tutto a Diana e ad altri amici della compagnia. E' evidente che Anna e Barbara si muovono secondo ragioni, valori, regole implicite di vita e di relazioni diverse e da qui nasce la loro divergenza di opinioni.
Al di là del fatto che alcuni miei colleghi psicologi maliziosamente potrebbero trovare indizi di patologia in entrambe (in Barbara potrebbero essere ravvisabili chiari aspetti di paranoia e in Anna un'accesa competizione e desiderio di possesso guarda caso proprio di ciò che era dell'amica), questa storia suscita senz'altro almeno un paio di interrogativi: può un'amicizia anche forte rompersi perché un'amica va a letto col tuo ex? La storia suggerisce di sì. E, quindi, se si scopre di essere attratti dall'ex ragazzo di un'amica che si fa? E' possibile salvare sia l'amicizia sia la relazione con il ragazzo? Può esistere un'amicizia tra uomo e donna? Non si può rispondere a queste domande senza prima far riferimento all'ambiguità del termine "ex" con le sue implicazioni identitarie ed al sistema di regole implicite che muovono le due protagoniste della storia ed eventuali regole condivise generali che stanno alla base di un'amicizia.
2. L'ambiguità del termine "ex". In un lavoro del 2011 (reperibile online), Faccio e colleghi mettono bene in luce come viene utilizzato il termine ex. Il prefisso "ex" nega nel presente la parola che lo segue, affermando che la persona ha smesso di essere tale, ma allo stesso tempo riafferma la condizione precedente: il focus è sull'evento passato che ha cessato di essere tale, ma che ha ancora ripercussioni sul presente. Gli autori lo spiegano bene citando vari esempi tra cui quello dell'ex detenuto: egli può compiere un sacco di buone azioni per riabilitare la propria immagine agli occhi degli altri, ma di fatto, se avviene un piccolo furto nell'azienda in cui egli lavora dopo aver scontato la pena, chi guarderanno gli altri come probabile colpevole? Questo ci dice che è ancora presente nella mente degli altri l'immagine di lui come delinquente, persona che ha commesso reato, con tutti i tratti distintivi che si attribuiscono ai detenuti, pur non essendo egli più in prigione. Infatti, se il termine "ex" non avesse tali ripercussioni presente, non si capisce perché non si possa usare un temine alternativo per descrivere la condizione attuale: chi perde il marito è chiamata "vedova" non ex moglie, chi perde i genitori diventa orfano, chi perde il lavoro diventa "disoccupato" non ex lavoratore. Vi sono delle differenze anche tra il termine "ex" e il termine "post" che è simile solo in apparenza: "post", a differenza di "ex", pone l'accento sul futuro, su qualcosa da cui ci si vuole realmente affrancare, non sul passato che ha ripercussioni sul presente: definiamo, infatti, per esempio post-espressionista chi segue una corrente altra dall'espressionismo. "Ex" nega ciò che c'era prima, ma allo stesso tempo afferma la presenza di ciò che prima avveniva. Per dirla con le parole di Faccio e colleghi: "Il prefisso 'ex' lascia trasparire la complessa dinamica enunciativa che cerca di far sì che le pressioni del passato siano componibili con le aspirazioni del presente in un progetto identitario sostenibile dall'io" (Faccio et al, 2011). Nella nostra storia di Anna e Barbara, questo significa: Barbara è in qualche modo ancora attaccata al suo ex. Anche se sta con un altro, da come si racconta, pare che una parte di lei sia ancora legata a Carlo: a maggior ragione per questo è grave ai suoi occhi il fatto che Anna sia andata a letto con lui. Il fatto che Barbara ora stia con Ettore non è agli occhi di Barbara incompatibile con il fatto che una parte di sè sia ancora legata a Carlo: raccontandosi così, il suo "progetto identitario" diventa plausibile e sostenibile.
Faccio e colleghi concludono che sarebbe opportuno trovare altri modi sostitutivi di definire ex e i termini a cui si accompagna, poiché solo da un nuovo uso delle parole scaturiscono realtà diverse e un ampliamento delle possibilità di essere e di agire dell'individuo. Anche Faccio e colleghi sostengono inoltre, come me, che dietro al termine "ex" sono sempre presenti anche delle norme, ovvero delle regole implicite e non dette. Tale sistema di regole, sia quelle personali, sia quelle condivise in un'amicizia, è altrettanto cruciale per comprendere come mai è possibile che l'amicizia finisca. Questo tema sarà oggetto del prossimo articolo.
Cosa ne pensi di quanto detto sin qui? Che mi dici dell'ambiguità del termine ex? Vuoi condividere le tue riflessioni sulla storia di Anna e Barbara o su una tua esperienza analoga? Aspetto le tue impressioni nei commenti!
Fonti: Faccio et al. (2011), Le ambiguità degli "ex": identità in transito tra la negazione e l'affermazione del passato, Scienze dell'interazione, numero 3, 2011 [reperibile online al link seguente: Le ambiguità degli ex da pagina 39].
Fonti: Faccio et al. (2011), Le ambiguità degli "ex": identità in transito tra la negazione e l'affermazione del passato, Scienze dell'interazione, numero 3, 2011 [reperibile online al link seguente: Le ambiguità degli ex da pagina 39].
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