Che cosa succede quando una psicologa pubblica sul proprio profilo personale di Facebook la notizia del tutto impersonale e non riferita a se stessa riguardo alla nascita di una bambina? E' proprio quello che è accaduto oggi a me, quando, felice per la nascita della mia nipotina, ho scritto la notizia in maniera un po' ambigua. Quali sono stati i risultati? E quali riflessioni psicologiche ci consente di fare questo avvenimento?
Scopriamolo insieme in questo articolo.
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L'antefatto. Già da un paio di anni sono zia di un bambino simpatico, intelligente e vivace col quale mi diverto molto a fare la zia. Immaginate quindi la mia gioia quando la stessa mamma di questo mio nipotino mi ha comunicato un paio di mesi fa di essere incinta di nuovo! Tutti in famiglia eravamo impazienti di scoprire se si sarebbe trattato di un maschietto oppure di una femminuccia... e finalmente il giorno in cui si è scoperto il sesso è arrivato: si tratta di una bambina e si chiamerà Giulia, questo è il nome che hanno scelto i genitori per lei.
Il fatto. Felice di questa notizia e di scoprire come sarà fare la zia di una bambina stavolta, ho condiviso un post in cui scrivevo questa notizia, seguita da un in bocca al lupo al mio partner che in questo periodo sta sostenendo diversi colloqui di lavoro, esprimendo la mia felicità. Il post suonava così: "Ora finalmente si può dirlo: sarà una bambina, si chiamerà Giulia e
arriverà a fine maggio se tutto va bene! Nel frattempo in bocca al lupo
ad Ale per i suoi colloqui di lavoro - felice :)". Poiché ho diversi amici anche in Germania, la stessa notizia è stata riportata da me anche in lingua tedesca. Il post è stato pubblicato in orario di pausa pranzo (13.30).
Le reazioni. Tra i 405 amici che ho attualmente su Facebook, 51 di loro, tutti italiani, nel giro di cinque ore hanno cliccato su "mi piace", anche chi spesso non si palesa sulla mia bacheca. Ho ricevuto anche 25 commenti di congratulazioni e auguri e altri due commenti dove mi veniva chiesto se fossi io la persona incinta, anche in questo caso tutti commenti da persone italiane. Interessante notare che non ho ricevuto così tanti riscontri nè quando ho comunicato su Facebook che mi ero laureata, abilitata o iscritta alla scuola di specializzazione interattivo-cognitiva, eventi per me molto più importanti. Una reazione spropositata a mio avviso, considerando che non sarò io la mamma di Giulia.
Riflessioni. Probabilmente il modo in cui ho espresso il post era piuttosto ambiguo. Pensavo che la formulazione impersonale con il "si" ("si può dirlo") bastasse a scongiurare il rischio di fraintendimento (se fosse stato riferito a me, non avrei certamente utilizzato una formula così impersonale!), ma così non è stato. Interessante notare che chi si espresso con apprezzamenti e commenti ha poi totalmente ignorato la seconda notizia che davo, ovvero che il mio partner sta sostenendo dei colloqui di lavoro per cui gli faccio l'in bocca al lupo, così come è interessante notare che alcuni di coloro che si sono espressi mi hanno visto non più di 4-5 giorni fa e hanno comunque commentato facendo auguri e congratulazioni, ignorando sia la mia fisicità (è sempre la stessa, la mia consueta pancetta non è cresciuta di una virgola!) sia il fatto che notizie del genere io preferisco darle prima di persona se mi riguardano direttamente, non attraverso un social network. Sicuramente l'effetto virale di Facebook che tende a mettere in evidenza sulla home le notizie più apprezzate e più commentate ha fatto sì che i riscontri fossero stati così tanti e così maggiori rispetto al solito.
Curioso infine che soltanto i miei amici italiani abbiano commentato o cliccato sul tasto mi piace, ma non gli amici della Germania.
Curioso infine che soltanto i miei amici italiani abbiano commentato o cliccato sul tasto mi piace, ma non gli amici della Germania.
Che cosa ci dice tutto questo? In verità nulla di nuovo o di diverso rispetto a quanto già è risaputo, studiato, approfondito ed esplicitato sia da psicologi, ma anche da scrittori e filosofi: le parole, le frasi sono polisemiche, ovvero hanno più di un significato, ma noi spesso tendiamo a vedere soltanto il significato che riteniamo secondo noi più appropriato in un certo contesto, ignorando il fatto che ci mancano altri dettagli, altre informazioni. Sulla base di quello che crediamo di aver capito, la nostra mente completa inserendo automaticamente le informazioni mancanti, facendo inferenze e tirando conclusioni affrettate e spesso inesatte. Vale la pena chiedersi: perché in questa situazione molte persone hanno pensato che fossi io la persona incinta? Forse un po' perché, come già detto, la formulazione della mia frase era ambigua, forse anche perché molti di loro sono all'incirca miei coetanei, ovvero persone della fascia d'età tra i 25 e i 35 anni, alcuni dei quali genitori. E in questa fascia d'età ciò che la società si aspetta, specialmente se una persona è impegnata sentimentalmente con qualcuno, è che vengano generati dei figli. Altri forse sulla scia della propria esperienza di neogenitori e guardando a tale realtà che in questo momento della loro vita rappresenta una fetta importante di ciò che per loro riveste un grande significato, hanno ritenuto plausibile che questo loro modo di dare senso alla propria vita potesse automaticamente avere senso anche per me, inferendo forse un mio desiderio di maternità, peraltro mai esplicitato da me in nessun contesto, nè verbale nè virtuale. Altri ancora non sono genitori, ma forse potrebbero essersi pensati in questo ruolo o aver riflettuto sulla questione di diventare o meno genitori, ecco perché hanno ritenuto plausibile che fossi io a diventare mamma.
Aggiungiamoci anche il fatto che ormai è molto diffusa la pratica di dare queste notizie delle proprie gravidanze su Facebook ed ecco che così il fraintendimento avviene.
La reazione così partecipata per la notizia di una nascita di un bambino rispetto alla reazione molto minore del fatto di essersi laureati o di aver intrapreso un certo percorso professionale ci comunicano quanto la famiglia sia ancora un riferimento centrale ed importante per molti italiani e questo probabilmente è legato alle nostre radici biologiche (riprodursi è un fatto naturale e necessario per portare avanti la specie), sociali e culturali: siamo intrisi di riferimenti religiosi cristiani più di quanto siamo disposti ad ammettere e il fatto che la famiglia è ritenuta la cellula primaria della società è opinione socialmente accettata, riconosciuta e portata avanti dai più.
Infine il fatto che io sia stata così precisa nel riportare il termine della gravidanza e il nome della bambina potrebbe avere ulteriormente contribuito a rendere plausibile l'idea che fossi io la madre, proprio per i dettagli così precisi, trascurando il fatto che i dettagli precisi si possono ottenere anche da una persona a noi vicina, come in questo caso era una persona molto vicina a me la madre di questa bambina.
A questo punto viene da chiedersi quali potrebbero essere i processi psicologici sottostanti all'inferire un unico significato da messaggi ambigui come quello che ho scritto io? Io ne ho ipotizzati alcuni che sono fenomeni piuttosto noti in psicologia sociale:
-errore fondamentale di attribuzione: si sopravvaluta il ruolo dell'attore e si sottovalutano gli elementi situazionali. Nel caso da me qui riportato: tutti hanno pensato che la mamma fossi io (attore) e pochissimi si sono chiesti quale situazione facesse da contorno alla notizia;
-falso consenso: è la tendenza degli individui a considerare comuni anche ad altre persone i propri comportamenti, atteggiamenti e credenze. Nel nostro esempio: chi ha figli o ne vorrebbe avere ha ritenuto plausibile estendere anche a me l'idea che io volessi figli e che quindi fossi io la persona incinta;
-teoria degli argomenti persuasivi e teoria del confronto sociale: se in una discussione la maggior parte dei presenti porta avanti una certa convinzione, gli altri, anche gli incerti, li seguono per conformismo e per non risultare devianti, con la stigmatizzazione che comporta il fatto di venire riconosciuti come devianti. Nel nostro esempio: dopo che alcune persone hanno iniziato a commentare con auguri e congratulazioni, tanti altri si sono autorizzati a fare altrettanto visto che la maggioranza si comportava così (si veda anche l'esperimento di Asch sul conformismo: quando viene proposto a un partecipante a un esperimento di indicare quale delle tre linee corrisponde a una linea campione, se altri membri del gruppo complici dello sperimentatore indicano una linea sbagliata e palesemente non corrispondente, il partecipante fa lo stesso e segue la maggioranza);
-salienza percettiva: un'informazione nuova e a nostro avviso importante attira l'attenzione. Nel nostro esempio, si trattava di una notizia del tutto nuova e la salienza è stata data anche dal senso e dalle convinzioni che ciascuno ha attribuito al mio enunciato. Tutti hanno ignorato l'informazione relativa ai colloqui di lavoro di mio marito, segno che non era per loro saliente rispetto alla notizia della gravidanza.
Infine viene da chiedersi: come mai nessuno dei miei amici in Germania si espresso su tale notizia, nè con commenti nè con mi piace? Conoscendo un po' il comportamento che si tiene in Germania, potrei ipotizzare che non hanno ancora letto il mio status in quanto in Germania quasi nessuno apre Facebook durante l'orario di lavoro: vi è l'idea che questo consente di aumentare l'efficienza e la produttività. Chi abita in Germania di solito preferisce fare meno ore di lavoro ma fatte bene, piuttosto che stare diverse ore al lavoro perdendo però tempo sui social network. Per loro il tempo libero viene dopo il lavoro e non si mischiano assolutamente le due cose. Oppure potrei ipotizzare che hanno visto solo la parte del post in italiano e non l'hanno scorso tutto per arrivare a leggere anche la traduzione tedesca.
Conclusioni. Forse varrebbe la pena, quando ci troviamo davanti a un messaggio ambiguo, ipotizzare quali significati potrebbe avere, non fermandoci al primo significato plausibile che ci viene in mente e non dando per scontato che un significato che vale per noi valga anche allo stesso modo per tutti; e se non abbiamo chiaro qualcosa, prima di fare inferenze, sarebbe opportuno chiedere al diretto interessato e attendere la sua risposta. Ma il problema di fondo è: quanto siamo capaci di riconoscere un messaggio ambiguo? Forse molti leggono sistematicamente i post e le notizie in generale con poca attenzione e dando per scontato che le parole e le frasi siano sempre a senso unico (ovvero il senso che vale per chi legge) e questo secondo me è un vero peccato, perché ci fa perdere di vista la bellezza delle interazioni con chi la pensa diversamente da noi e con chi orienta la propria vita secondo principi e valori diversi. Così, venendo meno il confronto, viene meno anche l'arricchimento personale. Il mio suggerimento è allora di cercare di andare oltre ciò che sembra scontato, di approfondire e di confrontarsi, soprattutto con chi la pensa e ha obiettivi di vita differente dai propri.
Riferimenti bibliografici: A. Zamperini, I. Testoni (2002) Psicologia sociale. Einaudi.
Riferimenti bibliografici: A. Zamperini, I. Testoni (2002) Psicologia sociale. Einaudi.
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