venerdì 10 gennaio 2014

Gli autoinganni narrativi nei discorsi amorosi (riflessioni dal e sul convegno "Discorso amoroso e psicoterapia")

Quante volte abbiamo sentito le frasi: "Quella era una storia vera", "Lui era l'uomo della mia vita", "Non posso immaginare la mia vita senza di te", "Non sei più la stessa, non sei più la donna che amavo"?
Certamente queste frasi esprimono i nostri sentimenti e le emozioni che viviamo nel momento in cui le pronunciamo. Ma c'è di più...


Ogni volta che diciamo cose del genere, costruiamo una realtà di significato che è personale, cioè non è detto che gli altri siano d'accordo con ciò che affermiamo. I fatti di per sè non sono come noi li interpretiamo: riprendendo gli esempi precedenti, la storia "vera", l'uomo "della propria vita", una vita immaginata vuota e priva di senso senza la persona amata, un cambiamento inaspettato che porta a giudicare diversamente la propria fidanzata sono solo letture personali dei seguenti fatti: una storia, un uomo, una vita e un cambiamento. Tutto il resto sono aggiunte descrittive personali che derivano dalle nostre esperienze, aspettative, progetti, immagine che abbiamo di noi stessi, dell'altro e della relazione. Per questo si può parlare di autoinganni quando riteniamo che la realtà sia esattamente come noi la descriviamo. Questo processo avviene automaticamente nella nostra mente, cioè senza che ce ne rendiamo conto. Nulla di male in questo, se non fosse che, proprio per questo funzionamento automatico e spesso inconsapevole, noi a volte scambiamo i fatti con quelle che sono soltanto le nostre interpretazioni dei fatti; tutto ciò a volte è utile a mantenere una relazione e a rassicurare la persona amata dei propri sentimenti (pensiamo alle frasi: "Sei l'unica per me", "ti amo", "Sono solo tua"), ma altre volte può generare dei problemi, se non anche la fine della relazione ("Non sei più la stessa, non sei più la donna che amavo").

Essere consapevoli di questo processo di autoinganno e pensare alle implicazioni di questo tipo di pensieri e all'impatto che hanno sull'altro una volta pronunciati può essere pertanto utile a vivere una storia d'amore in maniera responsabile, a sapere riconoscere quali frasi potrebbero far male non solo all'altro, ma anche a noi e a prevenire i problemi. Fare tutto questo non è facile per tutti, come può esserlo per lo psicologo o psicoterapeuta, perciò succede che a volte nelle crisi di coppia l'intervento di un professionista si rende necessario.
In ogni caso provo a fornirvi qualche spunto di riflessione, affinché ciascuno possa diventare più consapevole di che cosa comunica attraverso i suoi discorsi.

- "Quella era una storia vera": il verbo al passato e l'aggettivo quella lasciano intendere che la storia sia finita e lontana. Probabilmente la persona non riesce a staccarsi dal passato e a fare qualcosa per riottenere le stesse soddisfazioni passate anche nelle relazioni presenti e future. Questa persona si potrebbe allora chiedere: cosa mi faceva credere che quella storia fosse vera (a differenza di altre)? Quali miei bisogni soddisfaceva? Cosa mi succede quando questi bisogni non vengono soddisfatti? Un nuovo ipotetico compagno come risponderà a questi bisogni? Riconoscere questi bisogni e condividerli con un nuovo compagno è il primo passo per instaurare una nuova relazione altrettanto soddisfacente.

- "Lui era l'uomo della mia vita": anche in questo caso il verbo al passato indica che questa storia è finita e la persona non riesce a immaginarsi con nessun'altro se non con chi menziona. Il sottinteso di questa frase è: non esiste nessun'altro che è come lui e che mi farà sentire felice come lo ero con lui. Bisogna che questa persona si renda conto che ogni persona è unica: se effettivamente incontrerà qualcun'altro in futuro, dovrà anticiparsi che questo è un'altra persona, forse le darà comunque le stesse cose di cui ha bisogno, magari gliele darà in maniera diversa, magari gliene darà altre. La persona dovrebbe superare la diffidenza che ha verso gli altri e accogliere ciò che essi hanno da offrirle. Se è l'uomo menzionato che ha scelto di andarsene e di lasciarla, una domanda provocatoria da porre alla persona potrebbe essere: "Ma come poteva essere l'uomo della tua vita, se ti ha lasciato?". Più complessa è la riflessione in caso di perdita per lutto.
Questa frase risente del mito dell'anima gemella (che risale a Platone), secondo il quale nella nostra vita esiste una e una sola persona che ci completa pienamente e con cui siamo predestinati a stare. I fatti, però, smentiscono ampiamente il mito: molte sono, infatti, le persone che nella propria vita hanno diversi amori, tutti soddisfacenti, anche se in maniera diversa.
Chi pensa in questo modo, quando prova ad iniziare una relazione con un nuovo compagno, a volte ha la tendenza a fare paragoni con quello che considerava essere l'uomo della vita: è facile che il nuovo compagno però non tolleri i continui riferimenti all'ex e, nel peggiore dei casi, potrebbe stufarsi di sentire parlare sempre di lui e per questo lasciarla. E' possibile che la persona in questione allora legga in questo comportamento la conferma alle sue teorie: "Ecco, non ha saputo capirmi e se n'è andato, è evidente che non esiste nessuno come l'uomo della mia vita". Questa persona non si accorge però che facendo continui paragoni si è autosabotata da sola: nessuno si sente a proprio agio quando viene costantemente paragonato a un'altro! Fare continui paragoni è quindi una mossa molto pericolosa.
Le domande che si può fare questa persona sono da un lato le stesse del punto precedente: cosa mi fa pensare che quello fosse l'uomo della mia vita? Quali mie aspettative e bisogni soddisfaceva? Cosa succede se incontro qualcun'altro che non potrà darmi le stesse cose?

-Riflessioni analoghe si possono fare per chi pronuncia la frase "Non posso immaginare la mia vita senza di te": anche in questo caso per la persona può esistere amore solo con la persona menzionata e se questa se ne andasse, tutto il resto perderebbe senso. Una domanda provocatoria allora potrebbe essere: "Allora come facevi a vivere prima di conoscere lei/lui?"
E' interessante chiedersi: cosa succede se chi pronuncia questa frase poi si innamora anche di qualcun'altro? La risposta è scontata: tutti i discorsi fatti in precedenza si dissolvono oppure gettano la persona in una profonda ambivalenza e crisi, perché si accorge che le certezze che aveva finora non sono più le stesse e i valori in cui credeva stanno cedendo. Allora possono sopraggiungere problemi come crisi di identità e la persona deve scegliere cosa fare e come pensare d'ora in poi.
Se una storia parallela nasce, è perché forse nell'unica relazione che credevamo così ideale, forse c'è anche qualcosa che non è idale e che non ci va bene.
Un punto importante da sottolineare: ogni discorso è vero nel momento in cui viene pronunciato, ma è sempre passibile di cambiamento nel tempo, perché le persone, e con esse i loro pensieri e modi di leggere la realtà, cambiano continuamente. Vale anche per le promesse: una promessa del tipo "Ti amerò per sempre" è sincera e sicuramente sentita dalla persona che la pronuncia nel momento esatto in cui la dice, ma spesso non ci si accorge dell'enorme responsabilità che comporta una frase del genere: garantire di poter dare lo stesso amore e mantenere gli stessi sentimenti fino alla morte è davvero un grosso impegno, reso ancora più difficile dal fatto che, come si è già detto, le persone cambiano continuamente. Inoltre, come l'amore non conosce tempo e spazio, non conosce nemmeno il principio di non contraddizione: la promessa sincera di oggi potrebbe non essere più valida in futuro. Essere consapevoli di ciò è utile per prevenire lo scoforto derivante dalla fine di un amore promesso in eterno. L'intenzione di chi dice "ti amerò per sempre" è comunque da apprezzare nel momento in cui la dice, perché mostra un impegno sincero.
Immagino che qualcuno sta storcendo il naso e ribatte: "eppure l'amore eterno esiste, conosco coppie di persone che sono state insieme tutta una vita senza lasciarsi mai!". Certo che esistono coppie del genere. Non è che queste siano immuni al cambiamento, piuttosto è lecito supporre che come loro sono cambiati nel tempo, anche la loro relazione si sia evoluta. Queste persone non solo si sono promesse l'amore, ma hanno saputo rinnovarlo ogni giorno, scegliendo di stare insieme ogni giorno, nonostante le difficoltà, gli ostacoli e le avversità che nel tempo si sono presentate, forse accogliendo sempre con curiosità, flessibilità e spirito di adattamento le novità e sostenendosi l'un l'altro nei momenti difficili.

-"Non sei più la stessa, non sei più la donna che amavo": anche in questo caso la persona non tiene in conto che nella vita si cambia continuamente. E' sottinteso che vorrebbe che la sua partner tornasse come era prima. E' utile che si chieda: quali atteggiamenti di te mi hanno deluso? cosa è cambiato? cosa mi aspettavo che non hai più? cosa volevo io da te? Posso accettare lo stesso di stare con te anche se non mi dai più le cose che per me erano necessarie? Posso modificare io le mie necessità in modo che lo stare con te sia ancora possibile? Oppure sei disposta tu ad accoscindere alle mie esigenze e fino a che punto?
Tante volte la chiave per una relazione duratura è l'adattamento e l'essere disposti a trovare insieme un compromesso. Ma non dimentichiamo che non per tutti la relazione duratura è la relazione ideale e desiderata. C'è chi vive bene solo passando da una relazione all'altra, o senza mai impegnarsi seriamente con nessuno.

(Questo articolo è frutto di riflessioni personali sugli interventi di Elena Faccio e Maria Armezzani al convegno Discorso amoroso e psicoterapia, 2013. Ringrazio le relatrici per avermi fornito interessanti spunti di riflessione).

Riferimenti bibliografici: Galimberti, U. Le cose dell'amore

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