venerdì 24 gennaio 2014

Gelosia e paranoia amorosa (Riflessioni da e sul convegno Discorso amoroso e psicoterapia)

Quando si parla di relazioni amorose, non possiamo trascurare un sentimento che a volte compare: la gelosia. Di seguito vedremo come definirla, che forme assume e come scongiurarla.



E' diffusa l'idea che la gelosia sia un tratto caratteriale, ma essa invece emerge dalla relazione tra i due partners: infatti una stessa persona può mostrarsi gelosa in una relazione, ma non in un'altra. La gelosia è un sentimento che ha finalità comunicative, poiché chi la esprime invita l'altro ad ascoltare.
Non è necessariamente negativa, anzi può avere risvolti pragmatici utili per la coppia: rassicurazione, riaffermazione della passionalità che si nutre del desiderio ed è un indicatore di quanto si tiene all'altro. 
Non vi è gelosia se entrambi non condividono l'idea di esclusività (lui/lei è l'unico/a per me). La gelosia esprime di fatto la paura di perdere l'altro: ciò secondo Hilman rappresenterebbe la controparte dell'eros: non vi è amore senza gelosia. Per alcuni la gelosia, infatti, è importante, se non fondamentale, come dimostrazione di quanto si tiene all'altra persona.
La gelosia e le dinamiche di rivalità che essa innesca possono rivelarsi utili anche nel corteggiare o (ri)conquistare una persona: quante volte abbiamo sentito dire la frase: "Se vuoi che ti noti, fallo ingelosire"? Ed ecco che per attirare l'attenzione della persona amata si inventano storie che ci vedono impegnati con altre persone con l'effetto di aumentare nell'altro la curiosità e il desiderio. Il desiderio, infatti, è mantenuto dall'incertezza: più l'altro è sfuggente e più lo desidero.
La gelosia emerge da alcuni processi psicologici: in particolare, la gelosia nasce quando vengono violate le aspettative che si hanno su come dovrebbe comportarsi il mio lui/la mia lei con me e con altri e si configura come un modo per ripristinare il controllo quando qualcosa nella relazione sta diventando incerto.
La gelosia è condizionata dalla cultura: vi sono differenze da una nazione all'altra nel definire cosa è lecito in una relazione e cosa no. Vi sono anche differenze tra nord e sud Italia: pare che al sud gli uomini siano più gelosi e possessivi delle loro partner. Forse questo potrebbe essere legato al fatto che le donne del sud tendono ad essere più aperte con tutti (rispetto alle donne del nord) in un senso non malizioso.

Quando la gelosia diventa problematica? Quando infrange codici o regole condivise nella coppia, quando si scontra con le norme interne della persona "accusata", quando limita la libertà personale, quando assume la forma di una paranoia (cioè di pensieri ricorrenti e immotivati secondo i quali l'altro compie azioni, che non dovrebbe svolgere, ai nostri danni) o diventa pervasiva, quando vi è una frattura emotiva e si ha la sensazione che essa potrebbe compromettere la relazione. Se tutto ciò non si verifica, può anche essere che due persone gelose vivano bene la loro relazione con le loro reciproche gelosie. In altre parole: un problema è tale solo quando uno dei due lo riconosce come problema.

La logica della paranoia amorosa e i suoi effetti: per quanto si cerchi di mostrargli il contrario, per quanto si cerchi di far comprendere al paranoico che i suoi pensieri non sono motivati, egli tenderà sempre e comunque a ignorare gli elementi che disconfermano la sua teoria (teoria che potrebbe essere: "Lei mi tradisce") e a dare valore agli indizi che invece la confermerebbero ("l'ho capito perché con me non parla più come una volta", "l'ho capito da come parla e sorride a quella persona"). In questo modo, il paranoico costringe il partner a porsi in una posizione di simmetria, cioè costringe anche l'altro a confermare, sconfermare o giustificare le sue supposizioni. Di solito le paranoie amorose ottengono l'effetto opposto a quello per cui vengono create: invece di far riavvicinare il partner, egli scappa perché attraverso la paranoia viene rinviata all'altro l'idea di persona sì desiderabile, ma non affidabile. Egli, che non si sente tale, fugge perché sente di non aver fatto nulla di male ai danni del suo partner, eppure l'altro non lo ritiene affidabile. E fugge anche se non ha mai preso in considerazione la fuga fino a quel momento. Talvolta il paranoico stesso suppone già che la relazione finirà male, ma come finirà non gli interessa, spesso l'unica cosa che vuole è la rivalsa. Il paranoico concorre con la sua negatività a decretare la fine della relazione.

Le soluzioni che mantengono il problema: principalmente chi è geloso mette in atto due tipi di strategie per verificare se i suoi dubbi sono fondati o meno: l'ipercontrollo e la richiesta di rassicurazioni del partner. Per ipercontrollo si intendono tutte quelle modalità che permettono ad esempio di verificare dove, in che tempi, con chi la persona si trova: chiamate al cellulare, farsi chiamare dal telefono fisso del posto di lavoro per verificare che la persona si trovi proprio al lavoro, controllo periodico delle email e degli sms per vedere con chi parla e di cosa parla, interrogazioni multiple agli amici per verificare che la versione che ha fornito di dov'era la notte precedente sia vera... Sia l'ipercontrollo che le rassicurazioni che il partner dà in realtà mantengono il problema: se si vuole superare la gelosia perciò bisognerebbe sospendere entrambi chiedendo al partner accusato di non dare più rassicurazioni e smettendo di controllare. Inoltre si rivela utile in terapia, soprattutto per i casi di paranoia amorosa, prescrivere il sintomo, cioè fare in modo che la persona sperimenti lo stesso sintomo che lamenta (in questo caso la paranoia) ma in una cornice prestabilita (nei modi, nei tempi, nello spazio) dal terapeuta (esempio: scrivi per filo e per segno le peggiori fantasie che hai sul fatto che la tua ragazza ti tradisca). Ciò ottiene l'effetto di arginare il pensiero pervasivo e trabordante.

Non tutte le gelosie si somigliano tra loro; principalmente ne esistono tre tipi:
-il mondo viene percepito come minaccioso e instabile, per cui non mi preoccupo di quello che fa il mio partner, ma cosa potrebbero fare gli altri con lui/lei ("io mi fido di lui, so che non mi tradirebbe mai, ma sapendo quanto è affascinante, chi mi garantisce che le altre non provino a sedurlo?"). In questi casi si tende a generalizzare il proprio punto di vista (ad esempio: quanto può piacere a me una certa persona) supponendo che anche gli altri la pensino come me.
-è il partner stesso quello di cui non mi fido e che considero instabile ("quanto più lei si chiude, tanto più ho motivo di controllarla, perché significa che mi sta nascondendo qualcosa" oppure: "La mia ragazza fa la civetta con gli altri"): si tende ad attribuire un senso malizioso ai comportamenti di per sè neutri del partner (ad esempio l'uscire di casa senza la sua fidanzata/o).
- la gelosia emerge quando io stesso sono sfiduciato nei miei confronti: non mi sento all'altezza del mio partner e la gelosia è un modo per richiamare l'attenzione. Non sentendomi all'altezza dell'altro, cerco modi che mi facciano capire come l'altro mi vede e come potrei pormi al suo livello ("tu che sei così sicuro di te e indipendente, come fai a stare con una come me che non sa fare nulla senza l'aiuto degli altri?"). Allora sono gelosa, perché penso che prima o poi arriverà qualcuno migliore di me che potrà portarmelo via, perché più adatto a stare al suo livello. Il problema è che io non sono sicuro di me stessa/o.

Identificare a che tipo di gelosia siamo di fronte permette di comprendere i processi psicologici sottostanti che la generano e sui quali si dovrà far leva per superarla. Nel primo caso si lavorerà per ottenere una percezione più fiduciosa nei confronti degli altri e puntando sul fatto che i pensieri personali non sono generalizzabili. Nel secondo caso si cercherà di eliminare il senso malizioso dagli indizi di per sè neutri. Nel terzo si lavorerà sulla percezione di se stessi, sul senso di sicurezza personale cercando di eliminare il senso di paragone costante. In altre parole: sapere quali processi psicologici mantengono i problemi ci avvantaggia e ci permette di capire su quali aspetti puntare per smagnetizzare i nodi problematici.

Che cosa succede nelle coppie in cui si concorda che non esiste la gelosia? Vi è comunque una regola condivisa, ad esempio: ognuno può andare a letto con chi vuole. Ogni coppia stabilisce la propria regola. Una variante potrebbe essere: ognuno può andare a letto con chi vuole, basta che lo dica all'altro e che l'altro sappia quando e dove ciò accade. Questo è ciò che avviene ad esempio quando una coppia di comune accordo decide di entrare in un club per scambisti: c'è un decalogo di regole da rispettare quando si entra nel club. E' come dire: "non sono geloso se posso controllarti e so quello che fai". Anche in questo caso la regola deve valere per entrambi e non è ammessa la perdita di controllo che conduca a una violazione della regola. Così come avviene nella paranoia amorosa, anche nella cosidetta coppia aperta vi è un bisogno di mantenere le regole del gioco ed entrambi sono tenuti a rispettarle. I problemi possono nascere quando nella coppia aperta uno dei due viola la regola e l'altro lo viene a sapere. Di conseguenza chi dei due si sente "tradito" dall'atteggiamento dell'altro potrebbe anche rientrare e mettere in atto i comportamenti dei tre tipi di gelosia precedentemente descritti.

Una storia: Giovanna frequenta da qualche mese un uomo. Lui è sposato e vive ancora con la moglie e i figli, anche se le dice di essere deciso a lasciare tutto per Giovanna. Per quanto lui si impegni a parole, il momento della separazione dalla famiglia tarda ad arrivare, così Giovanna inizia ad essere gelosa della moglie di lui, ritenuta da Giovanna la responsabile dei tentennamenti del marito, per il fatto che lei può stare con suo marito "alla luce del sole", stare con lui in casa e non soltanto negli alberghi, averlo non in tempi prestabiliti. Giovanna si chiede se riuscirà mai a superare questa gelosia nei confronti della moglie. Afferma che la gelosia scomparirebbe se potesse avere il suo uomo tutto per sè...
Quando si prova gelosia, si tende spesso ad attuare i confronti tra se stessi e un'altra persona (reale o immaginata) che vive la relazione con l'amato come vorremmo che lui facesse con noi. Giovanna sente precluse delle possibilità che invece sono concesse alla moglie di lui. Da qui giunge la gelosia. Giovanna percepisce la moglie come minaccia per la sua relazione (gelosia del primo tipo: gli altri sono minacciosi). La gelosia di fatto si risolverebbe solo se lei prendesse il posto della moglie. Giovanna dovrà capire se e come davvero questo potrà avvenire, e se, ciò non avvenisse, quali prospettive avrebbe su questa relazione: potrà accettare di continuare a vivere come l'amante segreta oppure la pretesa di essere l'unica donna per lui le farà comprendere che forse non è lui che potrà darle il tipo di relazione e il riconoscimento che sta cercando?
Qui il nodo centrale del problema è com'è la sua attuale relazione in contrapposizione a come la vorrebbe, e la gelosia si inserisce in questo tipo di aspettative non realizzate.


Ringrazio Diego Romaioli ed Elena Faccio per i loro contributi sul tema e per il loro apporto fondamentale per la mia formazione.

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venerdì 10 gennaio 2014

Gli autoinganni narrativi nei discorsi amorosi (riflessioni dal e sul convegno "Discorso amoroso e psicoterapia")

Quante volte abbiamo sentito le frasi: "Quella era una storia vera", "Lui era l'uomo della mia vita", "Non posso immaginare la mia vita senza di te", "Non sei più la stessa, non sei più la donna che amavo"?
Certamente queste frasi esprimono i nostri sentimenti e le emozioni che viviamo nel momento in cui le pronunciamo. Ma c'è di più...


Ogni volta che diciamo cose del genere, costruiamo una realtà di significato che è personale, cioè non è detto che gli altri siano d'accordo con ciò che affermiamo. I fatti di per sè non sono come noi li interpretiamo: riprendendo gli esempi precedenti, la storia "vera", l'uomo "della propria vita", una vita immaginata vuota e priva di senso senza la persona amata, un cambiamento inaspettato che porta a giudicare diversamente la propria fidanzata sono solo letture personali dei seguenti fatti: una storia, un uomo, una vita e un cambiamento. Tutto il resto sono aggiunte descrittive personali che derivano dalle nostre esperienze, aspettative, progetti, immagine che abbiamo di noi stessi, dell'altro e della relazione. Per questo si può parlare di autoinganni quando riteniamo che la realtà sia esattamente come noi la descriviamo. Questo processo avviene automaticamente nella nostra mente, cioè senza che ce ne rendiamo conto. Nulla di male in questo, se non fosse che, proprio per questo funzionamento automatico e spesso inconsapevole, noi a volte scambiamo i fatti con quelle che sono soltanto le nostre interpretazioni dei fatti; tutto ciò a volte è utile a mantenere una relazione e a rassicurare la persona amata dei propri sentimenti (pensiamo alle frasi: "Sei l'unica per me", "ti amo", "Sono solo tua"), ma altre volte può generare dei problemi, se non anche la fine della relazione ("Non sei più la stessa, non sei più la donna che amavo").

Essere consapevoli di questo processo di autoinganno e pensare alle implicazioni di questo tipo di pensieri e all'impatto che hanno sull'altro una volta pronunciati può essere pertanto utile a vivere una storia d'amore in maniera responsabile, a sapere riconoscere quali frasi potrebbero far male non solo all'altro, ma anche a noi e a prevenire i problemi. Fare tutto questo non è facile per tutti, come può esserlo per lo psicologo o psicoterapeuta, perciò succede che a volte nelle crisi di coppia l'intervento di un professionista si rende necessario.
In ogni caso provo a fornirvi qualche spunto di riflessione, affinché ciascuno possa diventare più consapevole di che cosa comunica attraverso i suoi discorsi.

- "Quella era una storia vera": il verbo al passato e l'aggettivo quella lasciano intendere che la storia sia finita e lontana. Probabilmente la persona non riesce a staccarsi dal passato e a fare qualcosa per riottenere le stesse soddisfazioni passate anche nelle relazioni presenti e future. Questa persona si potrebbe allora chiedere: cosa mi faceva credere che quella storia fosse vera (a differenza di altre)? Quali miei bisogni soddisfaceva? Cosa mi succede quando questi bisogni non vengono soddisfatti? Un nuovo ipotetico compagno come risponderà a questi bisogni? Riconoscere questi bisogni e condividerli con un nuovo compagno è il primo passo per instaurare una nuova relazione altrettanto soddisfacente.

- "Lui era l'uomo della mia vita": anche in questo caso il verbo al passato indica che questa storia è finita e la persona non riesce a immaginarsi con nessun'altro se non con chi menziona. Il sottinteso di questa frase è: non esiste nessun'altro che è come lui e che mi farà sentire felice come lo ero con lui. Bisogna che questa persona si renda conto che ogni persona è unica: se effettivamente incontrerà qualcun'altro in futuro, dovrà anticiparsi che questo è un'altra persona, forse le darà comunque le stesse cose di cui ha bisogno, magari gliele darà in maniera diversa, magari gliene darà altre. La persona dovrebbe superare la diffidenza che ha verso gli altri e accogliere ciò che essi hanno da offrirle. Se è l'uomo menzionato che ha scelto di andarsene e di lasciarla, una domanda provocatoria da porre alla persona potrebbe essere: "Ma come poteva essere l'uomo della tua vita, se ti ha lasciato?". Più complessa è la riflessione in caso di perdita per lutto.
Questa frase risente del mito dell'anima gemella (che risale a Platone), secondo il quale nella nostra vita esiste una e una sola persona che ci completa pienamente e con cui siamo predestinati a stare. I fatti, però, smentiscono ampiamente il mito: molte sono, infatti, le persone che nella propria vita hanno diversi amori, tutti soddisfacenti, anche se in maniera diversa.
Chi pensa in questo modo, quando prova ad iniziare una relazione con un nuovo compagno, a volte ha la tendenza a fare paragoni con quello che considerava essere l'uomo della vita: è facile che il nuovo compagno però non tolleri i continui riferimenti all'ex e, nel peggiore dei casi, potrebbe stufarsi di sentire parlare sempre di lui e per questo lasciarla. E' possibile che la persona in questione allora legga in questo comportamento la conferma alle sue teorie: "Ecco, non ha saputo capirmi e se n'è andato, è evidente che non esiste nessuno come l'uomo della mia vita". Questa persona non si accorge però che facendo continui paragoni si è autosabotata da sola: nessuno si sente a proprio agio quando viene costantemente paragonato a un'altro! Fare continui paragoni è quindi una mossa molto pericolosa.
Le domande che si può fare questa persona sono da un lato le stesse del punto precedente: cosa mi fa pensare che quello fosse l'uomo della mia vita? Quali mie aspettative e bisogni soddisfaceva? Cosa succede se incontro qualcun'altro che non potrà darmi le stesse cose?

-Riflessioni analoghe si possono fare per chi pronuncia la frase "Non posso immaginare la mia vita senza di te": anche in questo caso per la persona può esistere amore solo con la persona menzionata e se questa se ne andasse, tutto il resto perderebbe senso. Una domanda provocatoria allora potrebbe essere: "Allora come facevi a vivere prima di conoscere lei/lui?"
E' interessante chiedersi: cosa succede se chi pronuncia questa frase poi si innamora anche di qualcun'altro? La risposta è scontata: tutti i discorsi fatti in precedenza si dissolvono oppure gettano la persona in una profonda ambivalenza e crisi, perché si accorge che le certezze che aveva finora non sono più le stesse e i valori in cui credeva stanno cedendo. Allora possono sopraggiungere problemi come crisi di identità e la persona deve scegliere cosa fare e come pensare d'ora in poi.
Se una storia parallela nasce, è perché forse nell'unica relazione che credevamo così ideale, forse c'è anche qualcosa che non è idale e che non ci va bene.
Un punto importante da sottolineare: ogni discorso è vero nel momento in cui viene pronunciato, ma è sempre passibile di cambiamento nel tempo, perché le persone, e con esse i loro pensieri e modi di leggere la realtà, cambiano continuamente. Vale anche per le promesse: una promessa del tipo "Ti amerò per sempre" è sincera e sicuramente sentita dalla persona che la pronuncia nel momento esatto in cui la dice, ma spesso non ci si accorge dell'enorme responsabilità che comporta una frase del genere: garantire di poter dare lo stesso amore e mantenere gli stessi sentimenti fino alla morte è davvero un grosso impegno, reso ancora più difficile dal fatto che, come si è già detto, le persone cambiano continuamente. Inoltre, come l'amore non conosce tempo e spazio, non conosce nemmeno il principio di non contraddizione: la promessa sincera di oggi potrebbe non essere più valida in futuro. Essere consapevoli di ciò è utile per prevenire lo scoforto derivante dalla fine di un amore promesso in eterno. L'intenzione di chi dice "ti amerò per sempre" è comunque da apprezzare nel momento in cui la dice, perché mostra un impegno sincero.
Immagino che qualcuno sta storcendo il naso e ribatte: "eppure l'amore eterno esiste, conosco coppie di persone che sono state insieme tutta una vita senza lasciarsi mai!". Certo che esistono coppie del genere. Non è che queste siano immuni al cambiamento, piuttosto è lecito supporre che come loro sono cambiati nel tempo, anche la loro relazione si sia evoluta. Queste persone non solo si sono promesse l'amore, ma hanno saputo rinnovarlo ogni giorno, scegliendo di stare insieme ogni giorno, nonostante le difficoltà, gli ostacoli e le avversità che nel tempo si sono presentate, forse accogliendo sempre con curiosità, flessibilità e spirito di adattamento le novità e sostenendosi l'un l'altro nei momenti difficili.

-"Non sei più la stessa, non sei più la donna che amavo": anche in questo caso la persona non tiene in conto che nella vita si cambia continuamente. E' sottinteso che vorrebbe che la sua partner tornasse come era prima. E' utile che si chieda: quali atteggiamenti di te mi hanno deluso? cosa è cambiato? cosa mi aspettavo che non hai più? cosa volevo io da te? Posso accettare lo stesso di stare con te anche se non mi dai più le cose che per me erano necessarie? Posso modificare io le mie necessità in modo che lo stare con te sia ancora possibile? Oppure sei disposta tu ad accoscindere alle mie esigenze e fino a che punto?
Tante volte la chiave per una relazione duratura è l'adattamento e l'essere disposti a trovare insieme un compromesso. Ma non dimentichiamo che non per tutti la relazione duratura è la relazione ideale e desiderata. C'è chi vive bene solo passando da una relazione all'altra, o senza mai impegnarsi seriamente con nessuno.

(Questo articolo è frutto di riflessioni personali sugli interventi di Elena Faccio e Maria Armezzani al convegno Discorso amoroso e psicoterapia, 2013. Ringrazio le relatrici per avermi fornito interessanti spunti di riflessione).

Riferimenti bibliografici: Galimberti, U. Le cose dell'amore

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